“Il lavoro di Ugo Galassi è figlio di una fortissima progettualità. Le sue non sono foto casuali o trovate, sono frutto di una ricerca e di un’invenzione intenzionale e complessa. L’aspetto incredibile è che sono scattate al buio: le piante che ritrae vengono tolte dalla terra e appese a un treppiede, completamente al buio, in modo che la pianta possa essere indagata nella sua tridimensionalità. Le sue foto sono dei veri e propri ritratti: come in un ritratto, delle piante cerca di cogliere l’essenza, il carattere.
Denis Curti – Walden Magazine #2
È una fotografia molto consapevole, che mi fa pensare a un’idea di slow photography. […] Il suo lavoro ha una qualità che definirei calligrafica: anche da un punto di vista tecnico e formale, si tratta proprio di una grafia, che ha fortemente a che fare con la grammatica delle immagini. Perché anche le immagini hanno una grammatica, così come probabilmente ce l’hanno le piante, che dialogano fra di loro, si muovono, reagiscono, come ci insegna Stefano Mancuso.
Penso che quella di Galassi possa definirsi una storia d’amore con le piante: nelle sue foto c’è un’estetica profonda, ma la profondità più interessante riguarda il rapporto tra chi guarda e l’oggetto. Una relazione che siamo abituati a vivere solo tra umani, mentre Ugo riesce a crearla con le piante. E la cosa più bella è che alla fine le piante vengono tutte le reinvasate e recuperate.”